Off-shoring and re-shoring: problems and perspectives

Teatro Ruzante, Riviera Tito Livio 45, Padova

27.06.2014

I temi dell’off-shoring e dell’outsourcing hanno dominato il dibattito riferito alla globalizzazione delle imprese italiane negli ultimi decenni.
Di recente, tuttavia, le condizioni che ne avevano facilitato l’ampia diffusione stanno venendo meno. I costi logistici di trasporto sono cresciuti negli ultimi anni in modo notevole e, allo stesso tempo, il costo del lavoro operaio in Cina ha subito un rialzo che lo ha portato a toccare quasi i 500 euro mensili netti.
Diviene importante pertanto riflettere sugli effetti relativi ed assoluti che questo processo provoca sui fattori di crescita delle economie occidentali.
Da un lato, il ricorso all’off-shoring ha permesso anche alle PMI del Nord Italia di diventare molto competitive sui costi e di crescere rapidamente sui mercati esteri. Dall’altro lato, si è prodotto un effetto di “deindustrializzazione” de “desertificazione” di imprese nei distretti industriali nel Nord-Est e persino nelle aree industrializzate del Mezzogiorno (si pensi ad esempio del caso del distretto del divano di Matera-Altamura). Il rientro in Italia di lavorazioni di alta qualità basate sulla piccola serie può diventare una strategia manifatturiera importante e strategica per l’ulteriore rafforzamento del vero “Made in Italy”.
Questo si dovrà accompagnare a un’intensa internazionalizzazione non tanto basata sul rincorrere i bassi costi del salario, ma focalizzata sulla crescita della presenza delle PMI sui mercati internazionali, in termini di posizionamento di nuovi canali commerciali, di alleanze con imprese straniere per la co-progettazione di nuovi prodotti adattati ai mercati internazionali e di riorganizzazione delle catene globali di subfornitura per ridurre gli elevatissimi costi “ invisibili” presenti. Anche negli USA la presidenza Obama ha lanciato da 2 anni  un programma strategico per il back–shoring e imprese importanti come Apple hanno riportato in California una quota anche se ancora limitata di produzione precedentemente delocalizzata in Asia.  Attualmente Obama offre un beneficio fiscale del 20% alle imprese che riportino negli USA le lavorazioni prima delocalizzate in altri Paesi a “basso salario”.
Anche nella Riviera del Brenta qualche impresa distrettuale, dopo aver brevettato una nuova tecnologia di processo che “robotizza” le manovie di assemblaggio della produzione delle scarpe da donna, ha ora fatto il re-shoring dalla Romania.
In questo panorama internazionale di grande cambiamento diventa importante puntare alla qualità della produzione per il cliente finale, come per il B2B, che in Italia può utilizzare gli alti livelli di competenze esistenti e di talenti che continuamente vengono “sfornati” dal sistema universitario.
In questo senso vanno le politiche eruropee che puntano alla realizzazione di interventi di supporto alla “specializzazione intelligente”, all’incentivo delle related varieties basate sulla differenziazione produttiva e sul riuso di conoscenze e di tecnologie in direzione dell’innovazione di prodotto.

 

Se ne parlerà nell'ambito del convegno, al quale sono stati invitati esperti internazionali su queste tematiche, per offrire un aggiornamento interessante del dibattito e del confronto internazionale sui casi dell’off-shoring sia manifatturiero che dei servizi.

Si tratta di un’occasione che dà la possibilità a manager e imprenditori di confrontarsi con altre imprese del territorio veneto sulle tematiche proprie dell’internazionalizzazione. Non mancheranno i momenti di confronto e di stimolo da parte dei relatori con il pubblico, nell’ottica di apertura delle tematiche di internazionalizzazione necessarie al successo competitivo del business delle PMI locali.

 

La partecipazione è libera e gratuita con registrazione all'indirizzo kristina.rakic@unipd.it