Crescita economica attraverso modelli di business circolari e reti di innovazione
L’articolo “Unleashing economic growth through circular business models and innovation networks: a configurational analysis”, pubblicato su Industry and Innovation – a cura di Silvia Rita Sedita e Ambra Galeazzo dell’Università di Padova e Silvia Blasi dell’Università di Verona – analizza la relazione tra le pratiche di economia circolare e le reti di innovazione, e come queste influenzino la crescita economica.
Lo studio si propone di rispondere alla domanda di ricerca: "In che modo le pratiche di economia circolare e le reti di innovazione possono essere orchestrate per garantire la crescita economica?"
La ricerca analizza nello specifico i dati raccolti nel 2017 da 47 imprese manifatturiere italiane che avevano implementato almeno una pratica di economia circolare. Questi dati sono stati raccolti nell’ambito di un progetto congiunto tra l’Ufficio Scientifico di Legambiente e l’Università di Padova, guidato dal Digital Manufacturing Lab del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali (dSEA), e realizzato da un gruppo di ricerca composto da Eleonora Di Maria, Valentina De Marchi, Silvia Blasi e Silvia Rita Sedita (progetto: “Manufacturing activities and value creation: redesigning firm’s competitiveness through digital manufacturing in a circular economy framework” – finanziamento n. BIRD161248/16).
Quali sono i principali risultati dello studio?
La ricerca ha dimostrato che diverse configurazioni di condizioni possono portare a un’elevata crescita economica per le imprese impegnate in pratiche di economia circolare. Lo studio ha identificato cinque configurazioni che hanno permesso di individuare quattro profili distinti di imprese che sono riuscite a ottenere una crescita economica significativa attraverso l’economia circolare:
- Innovatori circolari in rete di micro e piccole dimensioni: imprese di piccole dimensioni che necessitano di reti di innovazione estese e profonde per compensare le proprie limitazioni.
- Leader circolari affermati e connessi: imprese (di qualsiasi dimensione) con un orientamento di lungo periodo verso il recupero e il riciclo delle risorse, che traggono beneficio da ampie reti di innovazione.
- Pionieri circolari specializzati: imprese più piccole e giovani che riescono ad avere successo attraverso l’innovazione interna, senza fare grande affidamento su reti esterne, concentrandosi su pratiche specifiche di economia circolare come il recupero/riciclo o la fornitura di input circolari.
- Leader circolari integrati: grandi imprese con un impegno di lungo termine verso il recupero/riciclo delle risorse, in grado di innovare in modo indipendente grazie alle proprie dimensioni e risorse.
In sintesi, lo studio rivela che non esiste un unico percorso per ottenere crescita economica attraverso l’economia circolare. Il successo dipende da come le pratiche circolari vengono combinate con le strategie di innovazione, dalle dimensioni dell’impresa e dalla sua esperienza, mentre le reti esterne giocano un ruolo variabile, e non sempre dominante.
Quali sono le implicazioni di questa ricerca?
Nel complesso, questa ricerca rappresenta un contributo innovativo, superando le visioni statiche o idealizzate dell’economia circolare. Fornisce raccomandazioni operative utili per imprese e stakeholder.
Per i manager, lo studio evidenzia l’eterogeneità nell’adozione dell’economia circolare, l’importanza delle relazioni esterne (soprattutto per le imprese di piccole dimensioni) e il valore di un impegno di lungo termine verso le pratiche circolari. Ogni impresa deve valutare le proprie operazioni e il contesto settoriale di riferimento per sviluppare strategie circolari personalizzate, coerenti con i propri obiettivi e le proprie capacità. La scelta tra innovazione aperta e chiusa dovrebbe basarsi sulla capacità dell’impresa di collaborare. Si incoraggia quindi il management a sviluppare solide partnership esterne, comprese iniziative di condivisione di risorse e conoscenze, che possono migliorare significativamente l’innovazione e l’efficienza nei percorsi di economia circolare.
La circolarità dovrebbe essere considerata un investimento strategico di lungo periodo: i manager devono impegnarsi in sforzi costanti, consapevoli che i benefici economici spesso emergono gradualmente. Concentrarsi su miglioramenti incrementali e sull’integrazione a lungo termine garantisce risultati più solidi e duraturi.
Per i policymaker, i risultati dello studio suggeriscono la creazione di piattaforme collaborative che coinvolgano imprese, mondo accademico, enti pubblici e attori intermedi dell’innovazione (come hub tecnologici, incubatori di impresa o società di servizi ad alta intensità di conoscenza), oltre alla progettazione di incentivi mirati a sostenere le collaborazioni inter-organizzative – anche attraverso partenariati pubblico-privati – con l’obiettivo di ridurre i rifiuti, aumentare l’efficienza dei materiali o condividere risorse, con particolare attenzione alle micro e piccole imprese.